Dal cd “Inferno Barocco” 2010. Testi di Lorenzo Bonadè. Musiche composte ed eseguite dal chitarrista Francesco Morittu. Lettura di Eugenio Rebecchi.
13 mercoledì Ago 2014
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08 martedì Lug 2014
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Blu di Prussia, Contrappunti e fughe, Eugenio Rebecchi, Lino Budano, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, periferie, poesia, poetry, Strade
Tuoi sono i racconti della strada, fin quando, giovane ed ingenuo, apri le vene ad ogni dolce veleno, quando d’essa ti nutri e fin quando i secoli si pasceranno del tuo candore.
Essa pretende un pegno assai grande.
Le mura d’ogni quartiere abbisognano di giovani anime.
Bandito o esiliato per personale scelta, attraversai i vicoli d’altri paesi,
Non consapevole del tutto, ma realmente amputato, e non una parola sarà proferita per essa, perché del pegno fu il riscatto, una consapevolezza.
Il mondo era troppo anziano per accoglierci nelle sue grazie.
Ovunque ciondolassi v’erano maniaci, pazzi e delinquenti della peggior razza.
Per quanto comprendessi il precipizio ch’era quella realtà, non potei mai escludermene del tutto. Anzi, più comprendevo l’ipocrisia della quotidianità e più mi annullavo nelle disordinate schiere di reietti, tossici, clandestini d’ogni punto del globo. Nessun angelo può condurre alla salvezza il sacrificio d’un altro angelo.
Ogni tempio, ogni vicolo, ha un proprio Dio che detta una propria legge.
Sono stato messo alla porta dalle peggiori puttane, sotto una brutale pioggia sporca,
senza un riparo dove poter aspirare un mozzicone di sigaretta rollata, con le mani tremanti, alla bene e meglio.
Nelle notti senza uscita, quand’anche la nebbia si riscopre fredda assassina, ho fuso l’essenza della mia giovinezza con esseri d’indicibile aspetto, dalla sessualità pazzesca, frutto forse della mia pazzia, nel confine incerto tra orrore, grottesco, gelida pietà, calore senza speranza, giù in fondo all’abisso.
Senza che il perdono fosse invocato, ho visto mani d’assassino redimersi senza più memoria sotto il peso degli anni.
Da svariati singoli soggetti d’inacidito bestiame, vecchi imbruttiti
Sono stato messo sul ciglio del suicidio
Sono stato messo sul ciglio del suicidio
Dall’eredità dei secoli
Da padri di padri
Randagio bastardo sacrificale
Vecchi ancora più grotteschi dal fardello dell’odio
E’nel firmamento: i nostri occhi gentili
Devono osservare qualcuno sanguinare
E così sia, ma senza ne riscatto ne giustizia
E’di passaggio, altrettanto senza senso nel giorno che nasce
Ma qualcosa protegge fanciulli dalla sorte prematura
Pallidi bambini senza pietà.
da “Contrappunti e Fughe” di Lorenzo Bonadè (Edizioni Blu di Prussia 2007)
08 martedì Lug 2014
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Blu di Prussia, Contrappunti e fughe, Eugenio Rebecchi, Lorenzaccio, Lorenzino, Lorenzo Bonadè, Maestro, poesia, poetry
Maestro siete molto malato ora, ve ne prego riposate, lasciate ad altri il vostro fardello.
La nostra guerra è vana, tutti sono deceduti o disertati, la causa persa.-“Figliolo, ascolta questo mio ultimo delirio di vecchio: per tanti inverni sei stato mio allievo. Ti raccolsi in una gelida nottata quando Pazzia era la tua amante e da allora imposi al tuo lato oscuro nuova consapevolezza, portandoti ad odiare l’umanità in quasi ogni sua miserabile manifestazione. Vedi, la bellezza di una stagione nascente che bacia i più graziosi fanciulli sugli occhi e sulle labbra, ancora oggi è di un coinvolgimento inarrestabile. Comprenderai anche tu la ricomparsa di gesti ingenuamente immaturi, il ritorno ad infatuazioni prevedibili, e l’ispirazione proveniente da elementi naturali. Sono talvolta bellissimi questi sciami di gioventù. Possiamo contemplare indifferentemente il vigore nascente o la femminilità sgraziata, non ha più importanza. E nel più piccolo abbandono che scorgo nei tuoi occhi-figliuolo- accrescere a fiotti la tua innegabile diversità. Non dovrai smarrirti, tornerà sempre l’inesauribile appetito, fino quasi ad annullare quei sorrisi così candidi. Ricorda, per poter amare il prossimo, occorre non offendere se stessi; per esecrare in forma disinteressata l’umanità intera, bisogna divorare il proprio io senza riserve. So che sarai tu a farti carico della mia eredità.
da “Contrappunti e Fughe” di Lorenzo Bonadè (Edizioni Blu di Prussia 2007)
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