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Chitarra classica, Eugenio Rebecchi, fottere il mondo, Francesco Morittu, Inferno Barocco, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, poesia
01 domenica Nov 2015
Posted Inferno Barocco
in01 domenica Nov 2015
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in01 domenica Nov 2015
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in14 sabato Feb 2015
Posted Odio i fiori ma li canto
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Testo: Lorenzo Bonadè
Voce recitante: Eugenio Rebecchi
Musica: Patrizio Rizzi
28 mercoledì Gen 2015
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Blu di Prussia, Contrappunti e fughe, Eugenio Rebecchi, Literary, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, Luciano Nanni, poesia, Valeria Serofilli
Poesia. ‘vita e morte non mi avranno mai’ scrive l’autore (p. 7): esuberanza giovanile? Ha ventisei anni, ma la sua poesia (la sua vita?) suona autentica: ha forza, carattere. Da tempo non leggevamo composizioni così affascinanti nella loro crudezza. Ben inteso, gli eccessi non mancano (Arcangelo), ma sempre nel segno dell’autenticità. E ci sono versi che si imprimono, forti, nella memoria: ‘Oh, arti uccisori così dolci, altrettanto rari | similmente all’amore il delitto è offerto’ (Sonatine, vv, 6-7); oppure: ‘nell’aurora | creature favorite dagli oceani’ (Salvador, vv. 3-4): non è bellezza questa? Sarà opportuno seguire il percorso di questo interessante poeta.
Luciano Nanni “Literary” 2007
Come osserva opportunamente Eugenio Ribecchi nella prefazione al libro, Lorenzo Bonadè è un poeta molto giovane la cui ricerca propulsiva dominante che lo spinge a esprimersi è la rabbia, la volontà di affermare la propria personalità, nonostante gli ostacoli e le chiusure del mondo. Il suo però non è un grido sterile e vuoto ma racchiude un’osservazione attenta e lucida della realtà con cui si confronta.
Il titolo del libro è di per sé esplicativo dei contenuti: la personalità spiccata porta il poeta all’incontro scontro con l’altro da sé e quindi all’inevitabile contrappunto, al “ponere punctum contra puctum”. La forte sensibilità poetica lo conduce tuttavia all’isolamento e alla riflessione meditativa.
La fase successiva e inevitabile è quella della “fuga” che non è isolamento fine a se stesso ma tentativo di strutturazione del sé che porta l’autore al desiderio di riforgiare il mondo, senza tuttavia sperare in metamorfosi miracolose ma tenendo sempre conto della verità delle cose.
Il linguaggio duro e scarno è adeguato a questo istinto di ribellione. Molti gli esempi da citare, ma mi limito a proporre alcuni tra quelli che ritengo fra i più significativi.
Il testo “Cantico delle carceri”, il cui titolo contiene entrambi le componenti in contrasto e in tensione: contrappunto e fuga, origine e fine, tradizione sia religiosa che letteraria e spirituale in senso ampio, però qui inserita in un contesto crudo e duro quale quello delle carceri.
In “Gigolò” la sublimazione e la tentazione, l’incontro tra astinenza e possesso, demonio e santità, consono a questo “fascinoso bastardo di pura razza” come si definisce l’autore stesso.
Nel testo, una filosofia della ribellione, che ha fra le radici più antiche il modello dei simbolisti francesi, Mallarmè, Baudelaire, Verlaine, ma anche la narrativa statunitense, in particolare On the road di Jack Kerouac, come anche Bukowsky.
Valeria Serofilli “Literary” 2007
18 domenica Gen 2015
Posted Poesia
in18 domenica Gen 2015
Posted Poesia
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Blu di Prussia, Contrappunti e fughe, erotismo, Eugenio Rebecchi, gigolò, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, poem, poesia, poetry
Ciò che io sono
E’la rappresentazione
Di valori centenari
Il punto più alto del caos
Della bellezza
L’impossibilità d’ogni legame
L’inattuabilità d’ogni ideologia duratura
Puttana dell’Onnipotente
La mia libertà equivale a morte prematura
Io sono la sublimazione della tentazione
L’abisso dell’incanto senza ritorno
Figlio illegittimo di demonio e Santa
Asessuato, cambio movenze secondo necessità
Ciò che io sono
È l’incontro tra astinenza e possesso
Che è rivoluzione
La fusione perdente
Tra la femmina d’oriente ed il maschio d’occidente
Quando il rito dell’acquisto si compie
E il possesso perpetuo sfiorato
Sono fonte di vita e giovinezza
Non apparterrò mai a nessuno
Questo conduce a smarrire il senno
E’offrire qualcosa destinato ad avvizzire
Che mi rende un Patrizio, un venerato
Dalle Torri più alte del Potere
Assisto all’attimo nel quale le più delicate romanze
Si congiungono alla bellezza, la grazia
E la volgarità delle peggiori sgualdrine
E le trovo sublimi
Vedo freschi corpi sottoporsi con piacere
Ad ignobili perversioni innumerevoli volte
Per ridestarsi all’alba privi d’ogni traccia di peccato.
Risorti ogni volta
Perfezione celata nel candore violato
Rinnovata libido
Tracce indecifrabili
Su carni plasmate
In un’evoluzione di nuovo
Che il tempo presiede.
Veritiero di una natura
È l’amore tra esseri d’età assai differente
Il congiungimento di due corpi di stagioni opposte
È un passaggio, il consumarsi di una verità.
Ma forse è per me, forse, l’annullarsi
Il corteggiamento-la benevolenza ricercata,
Ad una morte che tanto agogno?
Possedere corpi sfioriti, bellezze di un tempo
Talune d’accecante intensità, ma svanite con gli anni
È la ricerca senza soddisfazione del possedimento dei secoli?
Di che sesso è la mano che uccide i propri figli?
Chi mi farà suo per sempre,
Lo farà con mano carezzevole o con mano strangolatrice?
Chi mai mi ha condotto così veloce e sprezzante
Nella morte dell’amore e nel trionfo del tradimento?
Amare il decadimento
Stagioni che premonizioni avvertono mai conoscerò
Perché è così che deve essere
Il Figlio Magnifico feconda con natura di fanciulla
Future madri più vecchie
O vegliarde, dove il seme muore.
Da “Contrappunti e fughe” di Lorenzo Bonadè. Edizione Blu di Pussia 2007.
18 domenica Gen 2015
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in13 mercoledì Ago 2014
Posted Inferno Barocco
inDal cd “Inferno Barocco” 2010. Testi di Lorenzo Bonadè. Musiche composte ed eseguite dal chitarrista Francesco Morittu. Lettura di Eugenio Rebecchi.