Pubblicato da Lorenzo Bonadè | Filed under Galleria fotografica, Plusieures
“Sul Set :Lorenzo Bonadè Lino Budano sulla neve ” © l.Budano 2015
26 giovedì Ott 2017
26 giovedì Ott 2017
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16 sabato Set 2017
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“L’Indifferenza” © L. Budano 2017, durante le riprese di “Ricercato: Gesù” con Lorenzo Bonadè.
13 mercoledì Set 2017
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in13 mercoledì Set 2017
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Lorenzo Bonadè ritratto nell’opera di Lino Budano (2013)
12 martedì Set 2017
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Lorenzo Bonadè ritratto da Lino Budano nell’opera “Dark Angel” (2013).
14 lunedì Ago 2017
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inLorenzo Bonadè ritratto da Lino Budano nell’opera “Il Perdono” (2017).
13 martedì Giu 2017
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Lorenzo Bonadè ritratto nell’opera “Passaggi fluviali” (2017) di Lino Budano.
24 giovedì Set 2015
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Arduino Sacco Editore, Cattedrale, Domus Dei, il perdono, Lino Budano, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, Piacenza, poesia, San Savino
Prologo
È il cantone dei peggiori ladri, farabutti e covo
d’ogni vizio: prostituzione, ricettazione, spaccio di
droga, mercato nero… Come rigare dritto? Rimanere
fuori da tutto ciò? Fare orecchie da mercante
all’abisso tornato prepotentemente nel quotidiano,
invocatemi in continuazione? Quante possibilità ha
un uomo di sbagliare e redimersi? Sono esse
infinite? No.
Trascorsi lunghi mesi in un dormitorio, possedevo
solo, a pegno di una buona condotta, un posto letto
tra altri derelitti umani. Conobbi così le virtù e gli
orrori d’ogni etnia, di nazionalità dei compagni di
sventura.
Trascorsi i miei inutili giorni conversando e ridendo
con figlie di vita, piangendo con i peggiori
ubriaconi, con i poveri più poveri, ascoltando le
mille voci della sofferenza, incarnandomi nei più
diseredati.
Scelsi la strada, per rispetto al vento e al
firmamento, il non lavoro per rispetto al sole e ai
fiori, il tradimento per rispetto alla luna e alle maree.
Ero come una fanciulla inebriata che faceva
continuamente a pugni in ogni stamberga.
Una prima pazzia stette nell’idea che mi feci di quel
tal redentore. Nei miei primi venticinque anni di vita
ho vissuto centinaia di incarnazioni, migliaia di
profezie, milioni di visioni. Incarnato santi, marinai,
mercenari, assassini, visionari. Cosa ne è dunque
rimasto? Nulla.
Ho odiato l’essere umano in ogni sua più stupida
manifestazione: ma forse, i poveri, li ho aborriti un
poco meno.
Ragazzina asiatica, mio grande amore. Violinista in
erba, sotto una neve leggera, immagine dell’angelo.
Mendicante sorridente, vestita di stracci e luce, la
sua visione fu grazia sconvolgente, sbocciare
d’amore cavalleresco, prima spinta verso tutto ciò
che riguardasse il lontano oriente. Il suo bene, che si
esaurì tutto in un sorriso, mi riscaldò nelle notti
gelide di solitudine e follia lungo le strade dei
sobborghi sanguinosi.
Protetto dalla sua povertà, intrapresi lo studio della
Lotta, sorretto da un’aurea che mi sostenne durante
allenamenti duri negli scantinati di città, tra sudore e
avversari pericolosi, tanto inesperti quanto incattiviti
dalla vita. Mai più la rividi ne seppi il suo nome.
Dove giungono i poveri?
Amate giovani, le parole che furono scritte, e quelle
che mai potranno essere scritte.
Tutto risiede nell’Amore e nell’Odio della
giovinezza, che sono sacri; sacri perché umani.
La Gradinata
Ricerco la Strada dello Smarrimento. Ho ripreso i
sentieri, i vicoli stretti. Ho abbandonato le strade
maestre.
Io, integro, non mi integrerò mai nel Sistema Solare,
perché vidi, da sempre, centri deserti e deserti
affollati. Talvolta entriamo in strade, luoghi che
apparentemente conosciamo appieno, ma nei quali
non riusciamo più a trovare una via d’uscita. Amo
migrare in culture con differenti dialetti a me nuovi.
Non comprendendo nulla, tutto diviene pura musica.
Fêtes des Foux!
Oggi il popolo si spoglia da ogni costume. Per pochi
giorni soltanto ridiventa sincero in un anno solare,
rappresentando il reale in una buffoneria. Ma
esistono serie buffonerie e buffonerie serie.
Di indubbio interesse mi sono sempre stati il
Grottesco, l’Assurdo, il Bizzarro, il Paradosso.
Possedetti in puerile età le Verità nelle tasche, ma
tutte quante le dissipai in Templi di Crimine ed
Estasi Divine. Ora, nel mezzo del cammino, tante
cicatrici e nessuna certezza.
Nella nebbia bluastra i monelli la cercano. O essa
cerca loro. Gioco infantile, a nascondino con la
Morte.
Oh il generoso becchino che passa ai bimbi un
fresco teschio, affinché essi possano giocarci a palla!
Il puzzo dei ricchi è insopportabile. I mendicanti,
come i bouquets, profumano troppo.
Sono commiserevole verso i neonati (per ciò che li
attenderà), e provo ovvio schifo per i vegliardi.
Qui nei sobborghi ogni gangs hanno i loro tattoos
distintivi, come esse, la Poesia mi ha marchiato
corpo e anima per tutta la vita.
Il cielo è vaioloso.
Scorgo i Libri Sacri nei trita carne. Lauto cibo per le
masse.
L’essere umano è un Dio indiziario. Dal crimine alla
procreazione, ne dissemina per tutto il tragitto della
storia.
Non essendo neppure io Alieno, non me ne esimerò.
Ma non voglio approdare in nessun luogo: non
conoscendo meta, viaggerò con l’intelletto.
Il Gioco è Rivelazione Suprema. Ed essendone io
avvezzo, mi permetterò di farlo con le parole:
anagrammando, apostrofando e spostando gli
accenti.
Conierò una moneta che tutto potrà acquistare, forse
antica, ma non in uso.
Dagli antenati riscoprirò l’Alchimia del Nulla:
l’infinità delle variabili.
Ora però ballo coi folli:
Coro:
“Nell’implosione totale e tenebrosa
rieccheggia nella spenta nebulosa
di mille voci al suono
il non credere in niente e nessuno
il non credere in niente e nessuno!”
(ad libitum)
Le danze terminano.
Accendo centinaia di Gitanes nella fumosa Città
Vecchia e mi appisolerò nella Cattedrale.
Non mi rimane null’altro.
La Cattedrale
Cielo delle Spezie
Nella pura luce semplice, io profetico fanciullo, fui
colto da vertigine improvvisa.
Raggi arcani, straccioni assopiti all’ombra del Cristo.
Rosoni in pace con il fluire del tutto.
Strutture architettoniche nell’aurea lucentezza
fumosa d’incenso.
Angeli caduti. Omosessuali redenti e giovani
assassini sorridono all’ultraterrena melodia di
candore e abominio.
L’elaborazione delle piante paradisiache, mi
condusse a scompenso.
Là dove le stigmate vengono esaltate, si annunciano
sfide e lotte per allontanare il male della dipendenza.
Oh rimembro quando addormentandomi su di un
verde prato, il fluire del veleno era dolce e soave;
mille trombe angeliche annunciavano l’orgasmo col
divino. A soli diciassette anni ero il più grande e bel
alcolizzato che le galassie in movimento ebbero mai
a rimirare.
Bianca neve diabolica ammanta la romanica
cattedrale, arpeggi d’uno strumento antico ne
accompagna il discendere dolcissimo, entro il sacro
varco dell’angusta porticina.
Sigilli testimoniano dolore e trapasso, l’assenza di
droga nel vermiglio fluido, rende sparuti e impotenti.
O giovani follie, bianchi giorni di furti e gesti
insensati!
Come sarà dura scontarli!
Infetto sangue preziosissimo porpora l’acqua santa
rinchiusa in una preziosa acquasantiera.
Ora ho fame d’aria, sete d’arsura.
L’Eden narrato mi si mostrò, per essere da me
vissuto, amato, goduto. Ma in qualche modo poi
sottratto e non più svelato.
È laddove la Creazione non giunse a compimento
che voglio adesso smarrirmi.
“Sotto le pleiadi del cielo il bimbo sorseggerà lo
stesso veleno, sidro d’eterno stupore, dalla bottiglia
del padre…” Così parlò la Veggente.
Credetti. Ma non posso più davvero farlo.
Le Spezie possono svelare, in pochi istanti,
l’abbaglio e la fandonia dell’intera esistenza.
Ne amore o odio muovono il mondo, ma i Princìpi
Attivi, da sempre.
Dove la vita offre immancabilmente la certezza della
morte, la droga, forse non contempla neppure quella.
Ma rende silenziosi.
Perché le Verità non hanno assonanze con le
Certezze.
Tutto è veleno e tutti siamo dipendenti, o peggio
ancora assuefatti: di colori, parole, forme, emozioni,
più raramente del Nulla.
Ma non do giudizi: ho varcato Galassie, e
consapevole che il Pianeta Terra è il più ostile
dell’Universo, si è reso necessario fin dagli albori
l’uso di sostanze stupefacenti per sopportarne
l’abominio.
In ciò però non include niente di giusto, sbagliato o
magico: è semplicemente un gesto come un altro,
come sciacquare i panni al fiume.
Ballata
“Attendere la droga è come aspettare l’Eternità
i minuti si tramutano in anni luce, la fiamma non
brucia,
l’acqua dei fiumi non scorre, non brillano le
costellazioni,
ferma rimane la Terra sul proprio asse.
Mira quelle rose: petalo non cade; sono immortali
grazie al sortilegio del quale sei caduto vittima,
mio Figliuol Prodigo.”
Prendevo per buone le mie allucinazioni.
Drogavo le puttane affinché anch’esse potessero
godere della stessa lucentezza paradisiaca ch’io
contemplavo tra bagliori divini. Ne ebbi, una volta,
una degustativa: nell’appoggiare le labbra
all’inflorescenza dischiusasi d’una meretrice
fanciulla, assaporai il gusto della Madonna.
Possedetti la consorte del divino.
Esiste forse un’ Utopia Suprema: legalizzare ogni
tabù e non abusarne mai. Perché nella troppa
sicurezza sta l’overdose, non al culmine della
disperazione.
Davvero tutto esiste a questo mondo, ma niente è
verità. Possiamo solo cangiare noi stessi.
Lo farò per Giunone! Proferirò parole lucide da
drogato e follie da sobrio! Non sarò più un banale
commiserevole!
E mi guarderò bene da tutto ciò che è considerato
sacro: spezie o libri che siano.
18 sabato Apr 2015
Posted Plusieures
in19 giovedì Feb 2015
Posted Poesia
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angel, lesbia, lesbiche, Lino Budano, Lorenzaccio, Lorenzo Bonadè, poem, poesia, poesia erotica, poetry, Seme nel fuoco
Deliziosa lesbia
Masturbati
osservando Venere
puttanella
deliziosa lesbia
sono io ora il tuo Signore
stabilisco io ciò che è sacro
supplicami, implorami
prima di una dipartita
il santo requiem
ti indicherà l’istante
otterrai anche tu la salvezza
per altri lidi
immersa in altra luce
che l’umana concezione
neppure riuscirà a contemplare.